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La mentalità dei russi e dei bielorussi

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Fonte: Fondsk

La Bielorussia, oggi, si trova di fronte ad un bivio storico… Dove andare? Con chi andare? Quale relazione stabilire con i Paesi vicini? Integrarsi con l’Unione Europea, continuare a costruire un edificio precario di pseudo unione statale con la Russia, oppure lottare per l’indipendenza? La società bielorussa non ha alcuna opinione su quale percorso scegliere in futuro. Alcuni considerano sé stessi parte integrante del mondo slavo, altri percepiscono il percorso filorusso come un modo per uscire da un passato oscuro ed altri ancora, guardano all’Europa come strada per raggiungere un futuro luminoso.

L’opposizione nazionalista bielorussa ritiene che l’identificazione dei bielorussi con gli europei abbia trovato la sua manifestazione nella diffusione dell’ideale del “litvinizmo”. I lituani indipendenti considerano, infatti, “secolo d’oro” il periodo di reggenza bielorussa, cioè la fase in cui l’attuale territorio bielorusso apparteneva al regno della Lituania, dimostrando un’originaria appartenenza della Bielorussia allo spazio liberale europeo.

Secondo l’opinione di alcuni studiosi, l’esistenza di una parentela slava tra questi due popoli, è quasi un mito, visto che il “substrato bielorusso non s’è praticamente mai incrociato con quello russo”. Se andiamo a leggere anche altri storici, il principato di Polotsk non apparteneva alla Rus’ di Kiev, ma i russi ed i bielorussi, perfino, furono nemici tra di loro per molti secoli. In questo contesto, Napoleone ha rappresentato quasi un liberatore del popolo bielorusso dal giogo imperiale russo.

E’ necessario, però, anche parlare dell’opposizione filo-occidentale, nonostante il governo veda la Bielorussia come il “ponte tra Oriente ed Occidente”, vale a dire il centro dell’Europa (non da meno nell’aspetto geografico, almeno in quello culturale), storia che imperversa decisamente nella retorica anti-russa.

Oggi, per ragioni opportunistiche qualcuno vuole vedere la Bielorussia più vicino all’Europa, ma più lontano dalla Russia. Tuttavia, come dimostrano anche le ricerche scientifiche ed un’esperienza di vita secolare, i bielorussi sono più vicini ai russi che agli europei.

Ad avvicinare i bielorussi ai russi, ed a ritenere gli europei come dissimili, sono, soprattutto, gli specialisti dell’Istituto Bielorusso di ricerche strategiche (BISS), ed il laboratorio di ricerche asiometriche Novak, dopo aver sottoposto ad un sondaggio più di mille persone abitanti nelle diverse regioni della Repubblica. Sommando i risultati del sondaggio, sono arrivati alla conclusione che l’uomo tipico bielorusso è vicino ai russi per qualità morali (bontà e spiritualità), ma con gli europei per quelle di natura lavorativa (autodisciplina e diligenza). Gli Europei ritengono i bielorussi come “spilorci lavoratori”.

Gli studiosi russi dicono che, in Occidente dominano la razionalità, la parsimonia ed il mercantilismo, mentre in Russia la passione e l’amore.

Il filosofo sovietico A. Zinov’ev, emigrato nel 1978 in Germania, sottolineava che la differenza fondamentale tra la civiltà russa e quella occidentale è inclusa nella combinazione tra l’aspetto individuale (“Io”) e quello sociale (“Noi”) che ha avuto inizio nell’essere comunità della società. Tra gli europei la dominazione dell’”Io” sul “Noi”, ha contribuito allo sviluppo di una serie di qualità, come la prudenza, la praticità, la propensione per l’integrità negli affari, la sensazione di superiorità sopra gli altri popoli, la capacità di autodisciplina ed autoidentificazione.

Rispetto alla mentalità del popolo russo hanno influito fortemente le complesse condizioni climatiche e geopolitiche, rispetto alle quali vivere è possibile soltanto in armonia con gli altri, visto che il carattere comunitario tipico dei russi. Il filosofo russo Trofimov ritiene: “Se l’attività del popolo russo si regolano su istituti sociali, realizzanti il principio “noi”, cioè la psicologia (famiglia, comunità, chiesa, stato), questo equivale a manifestare gentilezza, compassione, dedizione e disciplina.”

Le condizioni climatiche e geografiche, l’influenza della cultura orientale ed occidentale, le intense relazioni reciproche con i popoli vicini ed altri fattori hanno influito sulla mentalità del popolo bielorusso. Secondo l’opinione del prorettore P.O Such dell’Università Politecnica Statale di Gomel, in base a diversi studi del direttore del laboratorio sociologico V. Chiriennko, tra i bielorussi “tutto deriva dal cuore”. Il prorettore sottolinea, in particolare, che la parsimonia, l’operosità e la determinazione siano qualità popolari tra i bielorussi.

I sociologi dell’Università di Gomel’, confrontando la mentalità dei tre popoli (bielorusso, ucraino e russo), a differenza di alcuni politici, ritengono che i bielorussi per abituarsi alle nuove condizioni economiche, dovrebbero legarsi con i fratelli slavi, i quali seppure si distinguono dagli ucraini e dai russi, sono “simili per base caratteriale”, cosa che offre loro la percezione di comfort e di stabilità.

Tra le altre Nazioni, diverse da quelle già nominate, i bielorussi, per modello ideale di natura economica, sono definiti tedeschi. Essi simpatizzano con i vicini occidentali per comuni qualità mentali, come la parsimonia, l’operosità, l’accortezza, la puntalità, l’impegno, la fedeltà alla parola data, il rispetto della legge, il modo in cui sanno introdurre le riforme e l’autonomia. Da parte loro, i bielorussi offrono ai tedeschi di acquisire l’arte dell’ospitalità, il calore e la cordialità. Secondo la nostra opinione, esiste il dubbio che i bielorussi potessero imparare dai tedeschi la pignoleria e la parsimonia, mentre i tedeschi dai bielorussi la cordialità e l’ospitalità. (“Quello che per un russo è bene, per un tedesco è morte”). Noi ci distinguiamo decisamente l’uno dall’altro.

Nel corso dei secoli, la formazione della mentalità del popolo russo ( ed in qualche misura anche di quello bielorusso) ed occidentale è avvenuta in condizioni diverse. La vita della gente nei paesi europei era legata alla proprietà, al diritto ed al mercato, noi invece al potere appartenente alle diverse autorità presenti a tutti i livelli con le tante conseguenze che ne derivano. Per questo gli europei erano abituati a tendere verso il mercato, la democrazia, i propri diritti e la libertà, mentre noi allo stato. Ciò è evidenziabile, in particolare, nei tentativi delle elites di alcune repubbliche di riprodurre in Unione Sovietica “un paradiso occidentale”, secondo un eufemismo, i quali però non hanno avuto alcun successo. In particolare, la riproposizione in Russia del capitalismo in modo spericolato ha condotto ad un trasferimento della proprietà statale senza regole, alla diseguaglianza sociale, all’impoverimento della maggioranza della popolazione, alla riduzione della produzione industriale, alla rovina dell’agricoltura, alla corruzione ecc.

Il cambio di potere, ma anche di ideologia, ha introdotto una serie di anomalie, in precedenza tenute sotto controllo dallo stato. Questi difetti si aggiungono agli ulteriori colpi delle riforme di alcuni politici e scienziati che pensavano di riprodurre il modello di vita occidentale per ricostruire lo stile di vita russo. Naturalmente, già è stato detto molto in merito all’inopportunità di un allineamento della Russia all’Europa a causa di un’incompatibilità mentale. (“Ciò che per l’inglese è bene, per il russo non è valido”).

Il professor A. T. Stepanishev, uno storico russo, sottolineando il grande ruolo del governo nella società, ha scritto: “In base al ruolo direzionale dello stato, i russi sono abituati a pretendere quasi tutto da esso, i suoi meccanismi amministrativi regolari, ma non il mercato, che da lungo tempo ha le radici nei paesi occidentali…Per l’uomo russo lo stato ha rappresentato fonte di ordine, iniziatore e fautore di qualsiasi riforma, portatore e difensore di male”. “ Il popolo russo nella sua storia ha provato diversi regimi politici, ma alla fine ha scelto quello autoritario”… “la feticizzazione dello stato appare uno tra i fattori dominanti della vita politica della Russia nel passato e nei giorni nostri. La cosa è visibile nella votazione unanime alle elezioni per il partito al potere, accanto ad un’assenza di chiari risultati per i partiti che sono agli ultimi posti; un leader di alto livello, una chiara apatia politica della stragrande maggioranza dei cittadini ed un’autarchia di una vera opposizione e dibattito politico.

Poniamo l’attenzione al fatto che oggi in Bielorussia si verifica che il risultato delle votazioni è unanime, il leader del paese gode di grande popolarità, manca una reale opposizione al governo, la maggior parte dei cittadini sono apatici politicamente, … tutti elementi che testimoniano come in generale la maggioranza dei bielorussi, ma anche dei russi, sono abituarti ad affidarsi al ruolo fondamentale dello stato, il quale anche se assogetta a sé la popolazione, comunque risolve tutti i problemi.

Gli imperi russi, e dopo anche l’Unione Sovietica, anche se non hanno rappresentato degli stati ideali, sono riusciti, però, a raccogliere il potenziale intellettuale dei bielorussi, cosa che ha aiutato a realizzarsi nelle diverse sfere, oltre il criterio di nazionalità. Nel periodo sovietico, i bielorussi rappresentavano un’unica nazione compresa nell’Impero Sovietico.

In verità, è opportuno ricordare che per circa vent’anni la Bielorussia Occidentale ha fatto parte della Polonia  tra gli anni ’20 e ’30 del secolo scorso. La cosa è evidenziabile nel fatto che nonostante siano passati oltre settant’anni dall’unità del popolo russo, esiste ancora una differenza tra la mentalità degli abitanti delle regioni occidentali ed orientali.

Dopo la guerra, la Bielorussia è riuscita ad integrarsi nel sistema unico economico dell’Unione Sovietica. Era l’ultimo anello del “reparto di montaggio” del paese, ma godeva di grande fama nel settore dell’economia, la formazione e le scienze. Il livello di vita della popolazione appariva stabilmente alto. I bielorussi non avevano alcun stimolo verso l’indipendenza, visto che in occasione del referendum del 1991 l’82,7% dei cittadini ha votato a favore della conservazione dell’Unione Sovietica. Eppure la sorte non ha preso proprio in considerazione l’opinione dei bielorussi. L’indipendenza della Bielorussia per il popolo e le istituzioni è apparsa, infatti, come un fattore piovuto dal cielo, è stata considerata il risultato di eventi e fattori esterni.

A seguito della caduta dell’URSS, i bielorussi con una certa prudenza hanno riallacciato i rapporti economici con la Russia e non si sono lanciati all’impazzata verso il capitalismo.

Le idee liberali scaturite nelle mente di alcuni bielorussi non hanno trovato ampio sostegno tra la popolazione, tanto che si sono dimostrate essere estranee per la mentalità collettività e comunitaria dei bielorussi.

All’inizio del periodo di indipendenza nel paese salì al potere un uomo, che promise di assumersi la responsabilità delle sorti del paese e dei cittadini. Si interessò dei pensionati e delle persone che abitavano nei paesi dell’entroterra, aventi un basso livello di istruzione e di reddito. Puntò, in particolare, a quegli strati della popolazione che si consideravano dipendenti dal sostegno statale.

In Bielorussia, concretamente, è stata fondata un’economia mista con elementi sia del socialismo sia del liberalismo. Diverse sono state le opinioni di questo esperimento, ma si preferisce far riferimento al parere competente di alcuni esperti delle Nazioni Unite, i quali studiano il livello di sviluppo umano in ciascun paese del mondo. La Repubblica Bielorussa per livello della qualità della vita è davanti a tutti i paesi del CSI, compresa la Federazione Russa. Nel 1998 la Bielorussia occupava il 68^ posto ( RF 72^, Ucraina 102^), nel 2000 il 57^, nel 2002 il 56^, nel 2003 il 53^ tra 175 paesi del mondo. La Russia era ancora dietro (63^ posto), l’Ucraina al 75^ posto e la Georgia all’88^ posto.

Se la maggior parte della popolazione è soddisfatta di tale situazione, la parte istruita della società sempre di più rivolge uno sguardo verso l’Europa, paese avente il più alto livello di indice di sviluppo del potenziale umano. Come si suol dire, sogna di vivere in una condizione di civiltà. A questo gruppo, in particolare, si associa il desiderio di una parte della società bielorussa che si identifica con gli europei, intenzionata ad entrare in Unione Europea, dove, secondo l’opinione di alcuni, “tutto è di cioccolato”.

La Russia con i suoi scandali di corruzione, terrorismo, oligarchi ed altri aspetti negativi suscita presso i bielorussi almeno qualche riserva. Un blogger ha scritto: “Quello che oggi accade in Russia – non è gradito al nemico. Nello stesso tempo non consiglio al popolo di inserirsi senza indugio tra i russi. E’ meglio restare in disparte, è meglio aspettare il momento in cui si rendano conto della situazione e possono chiedere aiuto”. Tra i bielorussi che parlano in rete e le diverse cose pubblicate si può ritenere che nell’era contemporanea la Russia ha iniziato ad essere un modello indicativo di struttura politica ed economica-sociale, in base alla quale si può costruire in futuro la propria strategia di vita. Pertanto, si pensa che i bielorussi prudentemente non cercheranno di integrarsi con la Russia, ma aspetteranno che i russi facciano ordine all’interno della propria casa. Oppure attenderanno di scivolare per livello di vita sotto quello dei russi. Se nel 2003 la Bielorussia occupava il 53^ posto, cioè dieci posti davanti alla Russia, nel 2007- 2008 il 64^ posto, 2009^ il 68^, niente altro che tre punti al di sopra per proprio vicino orientale.

Gli studiosi di Gomel, muovendosi sui risultati delle proprie ricerche, ritengono che i bielorussi sono pronti per muoversi collettivamente contro “uno stato che usa al minimo il metodo amministrativo, a favore di uno stato che operi sulla base del diritto”. I Russi, essendo stanchi di riforme senza fine, anche loro vorrebbero vivere in uno stato socialmente operativo. Certamente in questo, la volontà dei due popoli combacia.

Tuttavia spetta alla Bielorussia la scelta geopolitica su come costruire in futuro le relazioni russo- bielorusse, anche se ciò non dipende dai popoli, ma dall’elite, cioè dai vertici politici dei due paesi. Cosa che è possibile leggere direttamente nella storia. Eppure io penso che quando il discorso verte su importanti decisioni statali, i governatori dovrebbero tener conto della mentalità del popolo. Altrimenti tutto va sottosopra. Nella nostra storia esempi di questa natura non mancano….

(Traduzione di Luciana Marielle Ranieri)


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